Recensione: Pasolini un uomo scomodo di Oriana Fallaci

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  • Titolo: Pasolini un uomo scomodo
  • Autore: Oriana Fallaci
  • Casa Editrice: Rizzoli
  • Data pubblicazione: 2015
  • Pagine: 116
  • Trama: Quella tra Oriana e Pier Paolo è una delle più affascinanti e intense storie di amore-odio della letteratura e del costume italiani del Novecento. Scrittori di primissimo livello, polemisti spietati, personaggi venerati e infangati dall’opinione pubblica del tempo, le loro personalità contrapposte non potevano far altro che incrociarsi. Forse anche perché, a differenza dei loro colleghi italiani, Oriana e Pier Paolo si muovono con agio sullo scenario internazionale: lei grazie ai suoi reportage dalle zone di guerra e a una serie di interviste ai potenti della terra, lui soprattutto per merito del suo cinema che spiazza, divide e scandalizza i censori di tutto il mondo. Tra gli anni Sessanta e i primi Settanta, questi due protagonisti del panorama intellettuale si incontrano e si scontrano, si cercano e si negano: lei ammira e detesta il suo essere sempre bastian contrario, lui adora e disprezza la sua intensa visceralità. Ma la morte di Pasolini, il brutale omicidio che lo strappa alla vita il 2 novembre del 1975, spinge Oriana a rinsaldare il legame con questo amico-nemico andato via troppo presto. E lo fa con i mezzi a sua disposizione, quelli del giornalismo e della scrittura. Sotto la sua spinta, “L’Europeo” – il settimanale per cui lavora – si lancia in una controinchiesta che smentisce e ribalta la versione offerta dalle autorità. Introduzione di Alessandro Cannavò.

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Ho un debole per Pasolini sin dal quinto superiore, quando l’ho studiato sotto la guida di un’insegnante che indubbiamente lo amava. Provo ammirazione per il suo pensiero e le sue analisi sociali, meraviglia per le sue poesie e quasi affetto per lui, per l’idea di lui che mi sono costruita. Me lo immagino così solo e malinconico, eppure così vitale; immensamente buono, intelligente, bello e probabilmente dannato. Mi si spezza il cuore ogni volta che leggo quei versi che amo (E non voglio esser solo. Ho un’infinita fame d’amore).
Per Oriana Fallaci invece provo un po’ di antipatia più o meno dallo stesso periodo. Ne avevo sentito parlare (sia molto bene che molto male) e così decisi di leggere La rabbia e l’orgoglio. Ricordo che non lo recensii perché mi aveva lasciata un bel po’ spiazzata. Ho usato la parola antipatia, ma in realtà è stato inevitabile sentirsene comunque attratta e non so se le due cose siano proprio compatibili.
Pasolini un uomo scomodo
è il ritratto, tessuto attraverso vari articoli scritti dalla Fallaci, del suo amico/nemico Pier Paolo Pasolini. È stato pubblicato postumo nel 2015, quindi quasi dieci anni dopo la morte della giornalista. Il primo articolo fu scritto nel 1966 dopo un periodo di frequentazione dei due a New York, città dove la Fallaci viveva e in cui Pasolini soggiornò per dieci giorni, restandone ammaliato. Gli altri articoli sono invece tutti datati 1975, anno dell’assassinio di Pasolini. Oriana Fallaci non accetterà mai la versione ufficiale che attribuisce l’omicidio al diciassettenne Pelosi per legittima difesa e si fa invece portavoce di un’indagine parallela che coinvolgerà tutta la redazione de L’Europeo, il settimanale per cui scriveva.

Mi maltratterai ancora se dico che non eri un uomo, eri una luce, e una luce s’è spenta?

Più che articoli di cronaca, però, queste pagine contengono una vera e propria dichiarazione d’amore e stima e allo stesso tempo di odio e incomprensione che si tramutano ben presto in un’accettazione nostalgica. Non so perché facevi quello che facevi, ma eri comunque molto coraggioso.
it_pasolini-850_originalIl Pier Paolo che racconta Oriana è solo, terribilmente solo, è pieno di dolore e attratto da quello degli altri, sa riconoscerlo e prendersene cura. È innamorato e schifato dalla figura femminile, dall’amore, dalla religione. È carico di controversie, di contrasti: appare alla continua ricerca e ammirazione della bellezza e della vita, pur cercando ogni notte la morte. Ed è sicuramente carico di contrasti anche il loro rapporto, sono molto diversi, su questo non c’è dubbio. A volte si sono criticati aspramente, altre si sono evitati, ma non c’è una singola parola stampata in questo libro da cui non emerga ammirazione.
La giustizia che la Fallaci cerca per Pasolini è un modo di rendergli onore, di rifiutare quella mancanza di rispetto che le forze dell’ordine hanno avuto per il suo corpo, la sua morte e la sua storia. E le loro storie, già intrecciate in svariati modi, finiscono per essere indissolubilmente legate dopo la morte di lui: tutto ciò che accade da quel due Novembre fino al processo che la Fallaci dovrà affrontare (per la sua scelta di non divulgare mai il nome dei testimoni oculari), segneranno profondamente la sua fiducia nella giustizia, nel giornalismo e nell’opinione pubblica in generale.

Se pensi che il cadavere venne lavato prima di completare gli esami della scientifica. Si voleva lavare anche la nostra coscienza? Oddio, ma per quello non basterebbero le cascate del Niagara. Arida e sporca come il cuore di chi non parla, essa non sa affrontare nemmeno un granello di verità.

Al di là della parte che potrei definire sentimentale, ma anche biografica, questo libro è un filo che funziona nel suo aspetto più di cronaca. Di recente, ho letto un altro libro che si propone in qualche modo di condurre una contro-inchiesta giornalistica: La notte che Pinelli di Adriano Sofri. È stato automatico fare un paragone, anche inconsapevole, perché l’ho letto praticamente un mese fa e ho trovato molte affinità: anche Sofri, comePier-Paolo-e-Ninetto-felici la Fallaci (ma in realtà molto di più), è profondamente coinvolto nella vicenda che racconta; anche la sua è un’indagine parallela e opposta a quella delle forze dell’ordine; anche nel suo caso, il tempo gli ha poi dato ragione (ma in maniera molto generica, perché la storia è più complessa). Certo, la sua è un’analisi molto più precisa e puntuale, che segue i vari passi del processo, che fornisce prove e passa al setaccio incongruenze ed errori, però su qualche aspetto, da questo confronto Pasolini un uomo scomodo, ne esce vincitore. Nonostante La notte che Pinelli abbia come obiettivo quello di far respirare ad una lettrice ventenne di oggi, l’aria dei primi anni ’70 in Italia, il risultato è molto più riuscito qui: io mi sentivo accanto a Pasolini a passeggio per New York e con la Fallaci a Roma quando seppe dell’omicidio. Allo stesso modo, nonostante tutti i dettagli e l’analisi minuziosa di Sofri, qui si avverte molto più intensamente la profonda sfiducia verso il sistema giudiziario e l’aspra critica della giornalista. Non è possibile metterli davvero a confronto tra loro, ma pensarli in questi termini mi è servito per apprezzare alcuni aspetti, come questo.
La Fallaci ha scritto questi articoli in un modo talmente obbiettivo e al tempo stesso talmente coinvolto, da rendere l’unione perfetta, dolce e amara a momenti alterni e anche contemporaneamente.
Un bel pezzettino di storia e soprattutto una bella finestra sulla vita, e la morte, di due incredibili personaggi del ‘900.  

Tu scrivendo insultavi, ferivi fino a spaccare il cuore. Ed io non ti insulto dicendo che non è stato quel diciassettenne ad ucciderti: sei stato tu a suicidarti servendoti di lui. Io non ti ferisco dicendo che ho sempre saputo che invocavi la morte come gli altri invocano Dio, che agognavi il tuo assassinio come altri agognano il Paradiso. Eri così religioso, tu che ti presentavi come ateo. Avevi un tale bisogno di assoluto, tu che ci ossessionavi con la parola umanità. Solo finendo con la testa spaccata e il corpo straziato potevi spengere la tua angoscia e appagare la tua sete di libertà. E non è vero che detestavi la violenza. Col cervello la condannavi, ma con l’anima la invocavi: quale unico mezzo per compiacere e castigare il demonio che bruciava in te. Non è vero che maledicevi il dolore. Ti serviva, invece, come un bisturi per estrarre l’angelo che era in te.

♥ ♥ ♥ ♥


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Oriana Fallaci: (Firenze, 1929 – 2006) è stata una scrittrice, giornalista e attivista italiana. Partecipò giovanissima alla Resistenza italiana e fu la prima donna italiana ad andare al fronte in qualità di inviata speciale. Durante gli ultimi anni di vita fecero discutere le sue dure prese di posizione contro l’Islam, in seguito agli attentati dell’11 settembre 2001 a New York, città dove viveva. Come scrittrice, con i suoi dodici libri ha venduto circa venti milioni di copie in tutto il mondo.

7 commenti Aggiungi il tuo

  1. Luca ha detto:

    Molto interessante questa tua recensione, grazie! Mi ha sempre interessati “scoprire” Pasolini, ma finora non l’ho mai fatto, proprio per questo sentirne parlare – in casa – non in termini troppo lusinghieri. Per fortuna, tempo fa, mi sono arrivati un po’ di ebook, tra cui alcuni sono libr suoi, ed avrò modo di farmi un’opinione propria. Ti auguro una felice serata, ed una serena domenica. ❤

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    1. Dalì ha detto:

      Spero riuscirai ad apprezzarlo nonostante qualche pregiudizio, a me piace sia letto attraverso le sue parole sia da quelle degli altri. Grazie a te! Buona giornata ❤

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      1. Luca ha detto:

        Grazie, Dalì! Buona giornata anche a te ❤

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  2. Chiara, viaggiamo insieme ha detto:

    Ciao sei stato nominato per i Sushine Blogger Award 2018! Nel mio ultimo articolo troverai tutte le informazioni, buona fortuna 😃✌️

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    1. Dalì ha detto:

      Ti ringrazio!! ♥

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  3. Topper Harley ha detto:

    Anche io ho dei pregiudizi e ancora non li ho superati, soprattutto verso la Fallaci di cui non ho praticamente mai letto nulla…

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    1. Dalì ha detto:

      Bè, ti capisco. Però per quello che posso dirti, per molti aspetti ne vale la pena. Buona giornata!

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