(pseudo)Recensione: Patience di Daniel Clowes

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Patience

  • Titolo: Patience
  • Autore: Daniel Clowes
  • Casa Editrice: Bao Publishing
  • Data pubblicazione: 2 Marzo 2016
  • Prima edizione italiana: 17 Marzo 2016
  • Pagine: 180
  • Genere: Graphic Novel
  • Trama: Una storia d’amore, di viaggi nel tempo, paradossi (non solo temporali) e profondo senso di perdita. Daniel Clowes, l’indimenticabile autore di Ghost World e Come un guanto di velluto forgiato nel ferro torna con un romanzo grafico – il più lungo della sua carriera – al quale ha lavorato meticolosamente per cinque anni.

Non avevo mai letto un graphic novel prima di Patience: non so precisamente perché, ma non mi hanno mai incuriosito più di tanto. Con un po’ di ignoranza, tendevo a mantenere distante questo genere, dall’idea di libro vero e proprio. Poi è semplicemente successo che un ragazzo mi ha prestato questo libro e mi ha consigliato di leggerlo e di recensirlo. E io l’ho fatto. O meglio: l’ho letto mesi fa e finalmente ho deciso di provare a scriverci qualcosa su.Non credo che quella che sto scrivendo sia una recensione: non ho assolutamente le competenze per giudicare questo libro e in più rischierei di recensire il genere piuttosto che il libro in sé.
Da dove si comincia a parlare di un graphic novel? Credo e spero dalla storia. Patience e Jack sono una normale coppia alle prese con i piccoli e grandi problemi quotidiani…fino a quando Patience non viene misteriosamente uccisa e la vita di Jack viene completamente svuotata. Svuotata da ogni cosa bella che aveva e riempita di vendetta e rancore. E tutta questa rabbia e questo vuoto lo portano a sfidare il destino e a viaggiare nel tempo pur di cambiare il corso degli eventi. 

PATIENCE

Tra passato e futuro, Jack scopre cose di Patience che non aveva mai saputo, la capisce un più a fondo, cerca in qualche modo di risanare le sue ferite, di prevenirle ora che intravede questa possibilità.
Il tema dell’amore che sfida le leggi del tempo e dello spazio, mi ha inevitabilmente ricordato La moglie dell’uomo che viaggiava nel tempo di Audrey Niffenegger, che è uno dei miei libri preferiti, e questo paragone mi ha permesso di riflettere su alcune cose. Anche nel romanzo che ho tanto amato c’è un amore immenso che riesce a sovrastare il tempo, il susseguirsi degli eventi: la potenza del trovarsi è più forte della linearità degli anni che scorrono. In questo caso, ciò che tenta di sovrastare ogni cosa, non è il destino di trovarsi, ma quello di restare insieme, di non essere divisi dalla morte. E la forza che trascina Jack non è una semplice vendetta, è un bisogno struggente di cancellare quello che è accaduto, di trovarsi in un mondo in cui lui non abbia bisogno di vendicarsi in alcun modo.
La disperazione di Jack si trasforma anche in un modo di procedere a tentativi maldestri. Ripensandoci mi fa sorridere, che in questa storia si tenti di cambiare il futuro con colpi casuali, però è terribilmente efficace per rendere l’idea del personaggio e dei suoi sentimenti.

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Forse dovrei parlare della parte grafica, ma purtroppo non so farlo. E sempre purtroppo, non l’ho saputa apprezzare abbastanza durante la lettura.
Suggerimenti dalla regia (da chi ne sa più di me) mi dicono che nonostante quello che si possa pensare, è normale che la parte grafica, nonostante sia un marchio, ciò che contraddistingue lo scrittore, passi in secondo piano. Altri suggerimenti dalla regia mi dicono quanto sia invece importante la figura stessa dell’autore, che io invece sono abituata a relegare a qualche nota biografica in fondo. È vero anche che quando poi leggo vari libri dello stesso scrittore mi sembra di conoscerlo, ma la mia confidenza di solito si limita allo stile e alla scrittura.
Cosa potrei dirvi di Daniel Clowes che non possiate trovare in rete? In realtà nulla. Posso però avvertirvi che questa è la sua prima storia in cui il tema principale è l’amore, in cui conserva però fortemente i tratti peculiari delle sue opere precedenti: molti dettagli e personaggi macabri, l’attrattiva esercitata dalle esperienze alienanti, tra il sogno e la realtà.
Certo, la trama mi è piaciuta e la lettura è stata piacevole e sono riuscita a immedesimarmi discretamente. Ma ho avuto delle continue sensazioni durante la lettura: prima cosa, non ho potuto far a meno di pensare “Peccato, se fosse stato un romanzo sarebbe stato molto bello!”; seconda, la costante impressione di non riuscire ad afferrare tutto. Le pagine scorrevano molto velocemente e io ci ho provato a fissare più a lungo le immagini, la storia e i significati, ma comunque mi sembrava di perdermi pezzi, di non cogliere abbastanza. E probabilmente è stato così: credo che la parte grafica sia integrante e fondamentale, ed è un peccato non riuscire ad afferrarla a pieno.
Quindi ne è valsa assolutamente la pena come lettura e non saprei dire come sia andata come prima volta, né se sia normale che non regga comunque il confronto con il genere del romanzo. Ma credo sia inevitabile, che sia naturale fare il confronto e che il più conosciuto e familiare mi sembri vincitore.
Posso dire che è stato divertente. E interessante. E che l’amore è amore, non importa come lo si racconti.

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Daniel Clowes: Nato a Chicago nel 1961,  è uno dei più acclamati autori internazionali del graphic novel (David Boring, Come un guanto di velluto forgiato nel ferro, Ice Haven tra i suoi titoli). Con Ghost World ha tracciato il ritratto dei confusi, cinici, spaesati teenager americani della “Generazione X”.
Nel 2010 ha pubblicato con grande successo Wilson, il suo primo lavoro realizzato direttamente in volume: tutti gli altri graphic novel erano apparsi in precedenza a puntate sul suo comic book di culto Eightball.